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Prato alla Drava

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Laddove
uno degli affluenti del Danubio
nasce rivolo festoso tra prati di smeriglio

lì, un cimitero -di quelli accanto
alla chiesetta appuntita di vermiglio
coi fiori interrati, vivi, non recisi
e le croci di legno -il camposanto

saluta il rosa delle aurore,
l’arancio dei tramonti
che infuocano le crode.

Lì, talmente forti sono i venti
da sentire le guglie nel costato
e nei capillari sanguigni
avvertire liquido il bosco.

Così è da sempre,
sovraesposti come siamo
all’ordine del giorno
-non stabilito dagli umani.

 Annalisa Scialpi - 04/11/2021 20:54:00 [ leggi altri commenti di Annalisa Scialpi » ]




Un vecchio adagio recita ’homo faber vitae sue’.

Questa è l’illusione su cui si è fondata e si fonda (e affonda)

la nostra civiltà dei consumi. Nella tua poesia si avverte la forza

di un’anima forte, selvaggia, capace ancora di immergersi negli

elementi naturali e nelle geometrie del paesaggio. e in grado di

comprendere ’l’ordine del giorno - non stabilito dagli umani-.

Grazie per la condivisione e il tuo commento alla mia poesia

 Salvatore Pizzo - 04/11/2021 02:40:00 [ leggi altri commenti di Salvatore Pizzo » ]

Ha un respiro così ampio da abbracciare ben più che l’orizzonte dei vivi, anzi giungendo a palpitare pure in quello dei morti, portandoci quel che di dolcezza che è conforto e mitezza di mestizia.
Sempre bello leggere di te.
Un caro saluto.

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